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mercoledì 1 aprile 2015

Lavoro freelance, non sei così dolce come pensavo...

Ok. Allora. Io mi chiedo: come fanno quelle mamme che lavorano full time, gestiscono figli e casa e la sera hanno ancora la forza e il coraggio di non buttarsi sul divano e svenire con un rivolo di bava alla bocca, ma diligentemente siedono ancora al computer per aggiornare il loro blog? Ho solo due considerazioni da fare in merito.
1. Chapeau.
2. Visto che a occhio e croce queste donne sono la maggioranza della popolazione femminile (che anche se non aggiornano il blog magari la sera stendono i panni o stirano o altro), mi chiedo se non sia io ad essere fatta di un materiale di seconda qualità. Perché pur non lavorando full time (diciamo) e avendo solo n.1 figlio, non aggiorno questo blog da circa due settimane, né mi è quasi mai passato per l'anticamera del cervello. Fino a oggi quando per puro caso, mi è tornato in mente. Oddio, il blog! Orfano della sua mamma! Andiamo a trovarlo.

Cosa è successo nelle ultime due settimane? Ho ripreso - per così dire - a lavorare. Da quando è nato Leonardo, scaduto e andato a male il contratto di prima, mai mi sono data da fare per cercare un nuovo impiego. Man mano che i mesi passavano si è trattata sempre più di una scelta consapevole, più che di una situazione subita: volevo stare con il mio bambino, con tutti i pro e i contro del caso. Tornare in un ufficio per 8-9-10 ore al giorno e lasciarlo da mattina a sera mi è sempre sembrata un'opzione abominevole, pertanto non praticabile. Quindi niet. Tuttavia, per puro caso un paio di mesi fa mi è caduto l'occhio su un bell'annuncio per una collaborazione freelance. Beh, insomma - ho pensato - forse non farà male a nessuno se ricomincio a fare qualcosa. Per togliere un po' di ragnatele lì dentro ad esempio. E il piccolo già va al nido mezza giornata per darmi un po' di respiro, quindi il tempo ce l'avrei. Così è cominciato l'ambaradan del processo di application e dopo circa un mese (sorpassati a destra tutti gli altri pretendenti) ho vinto il posto di lavoro.

Solo che avevo fatto male i calcoli: freelance non è sinonimo di vacance. Ed è forse quasi più duro di un lavoro dove timbri il cartellino. Se non te li dai, non ci sono orari. Spesso - soprattutto all'inizio - rischi di lavorare furiosamente un'intera giornata e non cavare un ragno dal buco (tradotto: non vedrai un centesimo). E' vero gli orari te li gestisci tu  (e fin'ora almeno tre ore pomeridiane sono riuscite a riservarle per il mio nanetto) ma scordati che non farai salti mortali per gestire il circo. Mi viene anzi in mente una parola inglese: juggler ( > avete mai visto la mini web serie The Broadroom della stessa autrice di Sex and the City? Se no, guardatela, è carina!).

Insomma diciamoci che sono ancora in fase molto iniziale e andrà meglio quando il rodaggio sarà in via di completamento. Intanto vedo già in atto gli effetti della disinfestazione dalle ragnatele in testa: per scrivere un post impiego molto meno tempo di qualche settimana fa e il rapporto qualità prezzo non ne risente. (Sarà che non vedo l'ora di buttarmi giù e quindi le dita volano? Mah..). Comunque, se nel frattempo qualcuna ha qualche buon consiglio per la sopravvivenza, ogni tip è ben accetta. Per il momen...ronf ronf sgrunf...

2 commenti:

  1. Anche io penso che la pasta di cui son fatta sia scadente, perché non c'è paragone con altre donne eccezionali e piene di energia. Però è pur vero che a buttarci giù non ne ricaviamo granché, anzi, ci facciamo male e non serve.
    Essere stanche a fine giornata, non aver voglia o ispirazione per aggiornare il blog o stendere il bucato, crollare sul divano non sono cose così gravi... credo che siano normali. Magari ci sono giorni peggiori e giorni in cui va meglio, bisogna prenderli così come vengono e volersi bene lo stesso.
    Circa la concertazione lavoro figli famiglia, ciascuno trova il proprio equilibrio. Con un lavoro freelance bisogna essere bravi a darsi dei tempi anche se non sempre è facile, soprattutto quando si lavora a casa e magari, tra una riga e l'altra, si infila una lavatrice, una giratina al sugo o cose così. All'inizio ci si sente superefficienti, ma poi a lungo andare va a finire che non si combina niente di buono in nessuna cosa.
    Coraggio, col tempo le cose migliorano.
    un abbraccio

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  2. Vorrei condividere la mia esperienza. Anche io come tanti altri genitori avevo perso la speranza. Però, c'è un detto: - la speranza muore per ultima. Un giorno mi sono imbattuta su un sito della clinica Ucraina del prof Feskov . Ho deciso di tentare. Rivolgendomi alla stessa sono rimasta soddisfatta dei trattamenti eseguiti (FIVET + genomica umana), personale eccellente, grazie a loro abbiamo ricevuto il dono più prezioso!

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